L’uomo della Luna
Ricordo dell’astrofilo Fausto Marini
Nel maggio scorso è scomparso prematuramente il nostro amico fraterno Fausto Marini, ideatore e fondatore dell’ Osservatorio Astronomico Colle Leone, situato nei pressi di Mosciano Sant’Angelo (TE).
In queste pagine vogliamo rendergli omaggio attraverso la testimonianza delle rare doti di umanità, passione e genialità creativa che hanno contraddistinto la sua opera. Quello degli astrofili è un mondo variegato e pieno di sorprese, ove capita spesso di incontrare personaggi dotati di una carica umana straordinaria, di un entusiasmo incrollabile e di una rara capacità di dar forma concreta ai propri sogni e, spesso, a quelli altrui: Fausto era senza dubbio uno di loro.
Figura 1. Una foto recente di Fausto Marini.
Chi scrive ha avuto il privilegio di essergli stato vicino per molti anni, partecipando così sin dagli inizi alla sua opus astronomica, e ha ora il doloroso impegno di ricordarne la figura e i contributi.
Naturalmente, anche se la mano che scrive è una sola, essa si fa portavoce dei sentimenti di tutti gli amici, vecchi e nuovi, che gli sono stati vicini fino all’ultimo saluto.
All’amore di Fausto per le cose belle e ben fatte, alla sua capacità di trasmettere agli altri l’entusiasmo di dedicarsi “anima e corpo” a un dato progetto, alla sua passione per il sociale, si devono realizzazioni importanti e durature che travalicano l’ambito dell’Astrofilia; realizzazioni che riflettono costantemente la sua spiccata autonomia nel progettare ed eseguire le opere che gli stavano a cuore.
Sia che si trattasse di costruire i pezzi di un telescopio o di armare un muro di cemento, di piastrellare un pavimento o di sistemare un impianto elettrico, Fausto era abituato a lavorare in prima persona, chiedendo aiuto solo in caso di reale necessità. Mentre lavorava, egli amava tuttaviaavere accanto qualcuno che gli facesse compagnia, un nuovo o vecchio amico che gli passasse magari questo o quell’arnese, col quale condividere ad alta voce i propri pensieri.
Accovacciato davanti alla sua opera in costruzione, l’eterna sigaretta pendente dalle labbra, è il tipico atteggiamento in cui lo ricordano coloro che hanno fatto visita al suo Osservatorio in tutti questi anni. Un motto che ben sintetizza le due anime di Fausto, è l’essere stato “un lupo solitario al servizio della collettività”; non deve quindi stupire se molti, in paese, lo chiamavano scherzosamente “l’uomo della Luna”.
La realizzazione di un importante osservatorio astronomico per astrofili è stata il punto di arrivo di un percorso umano e culturale iniziato fin dalla sua prima giovinezza e maturato attraverso gli anni,grazie ad esperienze di vita e di lavoro non comuni per varietà e ricchezza.
Appassionato fin da giovanissimo di arte, frequentò, nonostante le difficoltà del dopoquerra, le scuole di Belle Arti lontane dal paese e difficili da raggiungere con gli scarsi mezzi a disposizione a quel tempo. La sua passione per la pittura, la scultura, l’architettura fu in seguito affiancata dall’interesse per tutto ciò che è manipolazione di materiali, funzionamento di apparecchiature, dall’ingegneria alla micromeccanica, ideazione di strumenti di varia natura.Ogni cosa non banale riusciva a catturare la sua attenzione, sia che fosse opera della Natura o creazione umana, e le vicissitudini della vita lo portarono spesso a contatto con splendidi esemplari di entrambii tipi.
Partito per il Sud America all’età di sedici anni in compagnia del fratello di qualche anno più anziano, ebbe l’opportunità di conoscere a fondo gli aspetti naturalistici, splendidi e indimenticabili, di questo paese, nonché quelli, amari e tale patrimonio di esperienze, la cui anedottica era sempre resa assai divertente dalla sua verve spontanea e accattivante, ci è stato consegnato da Fausto quasi per intero durante innumerevoli chiacchierate in ogni occasione possibile, con una ricchezza di dettagli e di annotazioni umane tale che a noi amici di più vecchia data sembra quasi di aver vissuto quelle esperienze assieme a lui.
Figura 2. Le fondamenta dell’Osservatorio nell’inverno del 1980
Fu proprio durante il suo lungo soggiorno in Venezuela, a Caracas, che ebbe l’opportunità di avvicinarsi in modo più concreto alle bellezze del Cielo.
Un inconveniente tecnico al proiettore stellare del Planetario di Caracas, risolto da Fausto dietro preghiera del Direttore, che ne conosceva bene le doti, fu l’evento che gli fece conoscere in prima persona l’arte della strumentazione astronomica di precisione; da lì, all’amore per le cose celesti il passo fu breve. Arrivato il momento di tornare in Italia, sul finire degli anni ’60, la sua mente creatrice aveva già maturato l’idea di costruire un piccolo osservatorio astronomico privato nel suo paese.
Fu così che il mondo degli astrofili abruzzesi acquisì un personaggio eclettico e genuinamente entusiasta, che ebbe altresì modo di farsi conoscere ed apprezzare nell’ambito dell’Astronomia professionale.
Figura 3/4. In alto. Visione notturna del Planetario- Museo in costruzione, con l’adiacente
edificio dell’osservatorio (si noti sull’estrema sinistra il telescopio illuminato nella cupola principale). In basso. Panoramica del complesso Colle Leone ultimato nella struttura esterna.
Nei primi anni Settanta molti amici dell’Astronomia si avvicinarono e collaborarono con Fausto, sia per la divulgazione delle scienze – il tema che gli è rimasto più caro fino all’ultimo istante – che per la realizzazione di piccoli osservatori, accessori per telescopi, strumenti di vari del perimetro murario di Mosciano, da lui rilevato e restaurato al suo ritorno dal Venezuela. L’osservatorio in miniatura ospitava uno dei primi Celestron C8 arrivati in Italia, posizionato su una bella colonnina permanente.
I problemi di inquinamento luminoso erano allora remoti, e 1’«osservatorio di Fausto» divenne una tappa obbligata per tutti coloro, ed erano molti, che volevano vedere all’opera uno Schmidt-Cassegrain il vero sogno proibito degli astrofili di quel periodo. Erano tempi in cui a casa di Fausto si sentivano parlare accenti di diverse regioni limitrofe, spesso contemporaneamente! Sempre agli inizi degli anni ’70, Fausto realizzò uno dei primi fotometri fotoelettrici per uso telescopico, la cui robustezza e affidabilità interessarono a più riprese sia l’Osservatorio di Capodimonte che Collurania. Le prime amicizie con astronomi professionisti risalgono ugualmente a quel periodo intenso.
Ricordiamo quella con il compianto prof. Livio Gratton, indimenticato decano dell’Astrofisica italiana, nata nell’ambito di una serie di iniziative per mantenere in vita l’Osservatorio Astronomico Collurania di Teramo, e quella più lunga e duratura con il prof. Piero Tempesti, per tutto il periodo in cui questi rimase Direttore dell’Osservatorio di Teramo, e anche ben oltre. È bello poi ricordare le volte in cui il nostro carissimo amico Mario Lattanzi, un enfant terribile di quei giorni poi divenuto astronomo professionista, raggiungeva in bicicletta l’osservatorio di Fausto da un paese non proprio dietro l’angolo…Un piccolo osservatorio per uso privato era però un’opera che non poteva soddisfare a lungo una personalità come quella di Fausto.
Vedere costantemente attorno a sé amici appassionati e constatare a più riprese che la divulgazione richiamava l’interesse di ogni tipologia di popolazione, lo spinse a concepire un progetto più ambizioso, che si rivolgesse ad una collettività ben più ampia dei soli amici astrofili. Con il consiglio e l’entusiastico supporto del prof. Tempesti, nacque quindi l’idea di un osservatorio completo e autosufficiente, dotato di strumentazione moderna e capace di accogliere comodamente scolaresche e visitatori in ogni periodo dell’anno: un “osservatorio per tutti, in ogni momento”.Sul finire del 1979, il progetto del futuro Osservatorio Astronomico Colle Leone era già una realtà, e agli inizi del 1980 furono iniziati i lavori su un appezzamento di terreno acquisito a buon prezzo, ad un chilometro dal paese e in un’area sufficientemente buia e bene esposta alle zone importanti della volta celeste.
I lavori furono ovviamente condotti “in proprio”, o “in economia” come si dice oggi: scavi, muratura, impianti, rifiniture, ogni cosa fu realizzata da Fausto con le proprie mani e con l’aiuto di ogni amico disponibile a darne.
Le due cupole dell’osservatorio furono realizzate in lana di vetro, con degli stampi a spicchio, successivamente coibentate con polistirolo e una finitura interna di piastrelle di sughero.
Una fotografia dell’impianto in fase di costruzione, ancora senza le cupole, si può vedere a pag. 1215 dell’Enciclopedia “ASTRONOMIA. Alla scoperta del Cielo.” Armando Curcio Editore, Roma, in cui si può già apprezzare il particolarissimo stile futuristico che colpisce sempre il nuovo visitatore.
Terminata l’epopea della costruzione dell’opera muraria, nel 1985, ci si pose il problema degli strumenti: con che cosa si sarebbero riempite le due cupole, la principale di cinque metri di diametro e la secondaria di tre metri? Il dibattito si sviluppò feroce all’interno del gruppo di amici, in realtà fatto più spesso di fantasie irrealizzabili che di progetti veri e propri.
Figura 5. Una fase di autocostruzione del riflettore da 50 cm.
Un po’ di solido buon senso e un’occasione particolare risolsero nella giusta direzione la discussione. L’occasione fu quella di poter acquistare uno specchio parabolico di mezzo metro di diametro dall’ing. Andrenelli, famoso professionista del settore e grande appassionato di Astronomia.
Attorno a quest’ottica si sviluppò il progetto completo del Cassegrain, che impegnò Fausto e diversi collaboratori per ben due anni.
Il profilo parabolico dello specchio fu completamente rilavorato con mezzi propri per soddisfare caratteristiche diverse da quelle iniziali. È a questo periodo che risale l’amicizia proficua e duratura con il sig. Zen, rinomato costruttore di ottiche astronomiche, al quale fu affidato il controllo finale della curvatura dello specchio principale e la preparazione di un secondario iperbolico adeguato, nonché l’alluminatura di entrambi.
Il prodotto finito, pesante quasi sei tonnellate e assemblato con la solita filosofia del “fai da te”, utilizzando magistralmente materiali di ogni genere, vide finalmente la prima luce nella primavera del 1987 e segnò il completamento della prima fase del grande sogno.
Quasi immediatamente l’osservatorio diede inizio a quella che sarebbe divenuta la sua principale attività, vale a dire l’apertura al pubblico per divulgazione. Quasi senza che ce ne accorgessimo, una settimana dopo l’altra1’«osservatorio di Fausto» iniziò a diventare fonte di curiosità per un numero sempre maggiore di persone. Di quel periodo pionieristico, Fausto amava soprattutto ricordare la quantità di persone che venivano in osservatorio a “farsi fare l’oroscopo” e ne uscivano parlando di Giove e dei suoi satelliti, degli anelli di Saturno, di ammassi globulari e nebulose planetarie…
È stata questa la sua maggior soddisfazione, l’obbiettivo principale che l’ha sostenuto nella sua impresa fino alla fine. Alle normali attività dell’osservatorio, Fausto volle affiancare un Museo di Scienze della Terra, realizzato grazie alla competenza e passione di altri collaboratori, che ottenne il riconoscimento ufficiale dalla Sovrintendenza competente. A fianco dell’osservazione al telescopio, la collezione di fossili, minerali e meteoriti ebbe dalla metà degli anni novanta un ruolo sempre crescente nell’attività dell’Osservatorio, a soddisfazione della curiosità scientifica dei visitatori.Ma tutto ciò non era sufficiente.
La vecchia passione bruciava. Il pensiero di un Planetario, il luogo per eccellenza della divulgazione astronomica, iniziava a farsi strada con insistenza sempre maggiore. Ne parlavamo spesso, guardando a questo nuovo progetto con una certa reticenza: significava rimettersi al lavoro con ferro e cemento, scavi e progetti, ed un impegno economico che non eravamo sicuri di poter sostenere da soli. Con una dose paritaria di consapevolezza dei propri mezzi, di incoscienza ai limiti della follia e
di fiducia nella collaborazione di tutti gli amici dell’osservatorio, il progetto prese l’avvio. La terza epopea di Colle Leone iniziava, nell’estate del 1994, con i primi scavi nel terreno retrostante all’edificio dell’Osservatorio – ovviamente a mano !
Sarebbe lungo descrivere qui tutti gli sforzi e i sacrifici che ha comportato la realizzazione di questa nuova opera “in economia”, e d’altra parte le parole non le renderebbero il giusto merito. Essa è stato l’ultimo grande sogno di Fausto: un complesso poliscientifico dotato di un Osservatorio, un Planetario e un Museo, capace di offrire un parco completo di risorse divulgative e didattiche a docenti, turisti, appassionati o solo semplici curiosi.
Figura 6. Armatura della platea del planetario, l’ultima opera di Fausto Marini.
Sono tanti coloro che hanno sostenuto e apprezzato questo sforzo, sia materialmente che spiritualmente: amici di paese e professionisti della scienza, Autorità Comunali e Ministeriali. Ricordiamo con piacere l’affetto tra Fausto e il compianto “Colonnello” Bernacca, il primo vero divulgatore dei misteri meteorologici a livello nazionale e grande appassionato di astronomia, così come le visite piacevoli dei prof. Castellani e Fulchignoni. e la cortesia e l’interesse mostrati dal prof. Pacini e da tanti altri che risulta impossibile citare per esteso.
Il grande sogno di Fausto è in fase di completamento, ma lui purtroppo non potrà vederne la conclusione. Il suo fisico, minato da una lunga malattia, si è arreso a un passo dal traguardo, lasciando i suoi attrezzi sul posto di lavoro. Forza di volontà e testardaggine sovrumana non sono bastate, questa volta, a combattere le progressive limitazioni fisiche imposte dalla malattia.
Fausto mancherà a noi, che gli siamo stati a fianco in questi anni e continuiamo il lavoro di sempre alla luce del suo grande sogno, e all’astrofilia italiana, che perde un grande e capace cultore. Non dimenticheranno la sua pacatezza e i suoi modi affabili tutti coloro che hanno visitato in questi anni l’osservatorio, ricevendo un’ospitalità genuina e un’introduzione alle “cose celesti” senza presupponenza e tecnicismi inutili, ma con lo spirito entusiasta di chi è riuscito a meravigliarsi della Natura fino all’ultimo istante di vita.
Leandro Saracino
Articolo apparso originariamente sulla rivista dell Unione Astrofili Italiani “ASTRONOMIA”